PIANO D'AMBITO: NUOVO APPELLO DEL TAVOLO PROVINCIALE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI

News / Ambiente, sicurezza e qualità - venerdì 03 apr 2015 | A cura dell'Ufficio Stampa


Il Piano d’Ambito dei rifiuti è lo strumento per l’organizzazione del servizio e la determinazione degli obiettivi di gestione che viene deciso da Atersir, Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti dell’Emilia Romagna. Con il Piano d’Ambito si stimano i costi di gestione e di investimento, determinando la tariffa di riferimento da inserire nel Contratto di servizio, dal quale discendono poi i costi per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che poi vengono pagati da cittadini e imprese.
 
Nei giorni scorsi il Tavolo delle Associazioni imprenditoriali della Provincia di Ravenna ha inviato, a tutti i Sindaci della nostra provincia, le sue considerazioni sulla proposta di Piano d’Ambito presentata dalla Provincia di Ravenna.
 
Nel documento viene innanzitutto ribadita la convinzione che il Piano (almeno rispetto alla documentazione presentata) sia stato costruito da Atersir secondo un procedimento inverso. Secondo lo spirito della norma, infatti, l’affidamento del servizio mediante gara dovrebbe prima definire i livelli di servizio desiderati e necessari per lasciare alla fase di gara la definizione dei costi. In realtà il Piano definisce gli obiettivi di costo (uniforme su tutti il territorio regionale) ed adegua a questi i livelli di servizio, con alcune palesi contraddizioni e forzature.
 
Il Tavolo delle Associazioni ha quindi preso spunto dalla valutazione positiva dell’esperienza della Tariffa Rifiuti in vigore fino al 2013, valutando possibile, alla luce delle nuove norme vigenti, riproporre quel modello, che prevedeva una tariffazione uniforme su tutto il territorio provinciale.
Gli elementi di questa proposta di “restaurazione” sono essenzialmente due:
- unico ambito provinciale;
- tariffa puntuale.
In questo modo, essendo l’intero territorio provinciale ambito di affidamento del servizio, si potrà avere un unico regolamento, quote fisse uniformi e un’unica articolazione tariffaria per tutti i Comuni del nostro territorio.
 
Il Tavolo si dice consapevole che il passaggio alla tariffa puntuale (che consentirà la detrazione dell’Iva per le imprese) non sarà possibile da subito e in modo uguale per tutti i Comuni, tuttavia ritiene importante che fin da subito si esprima la volontà politica di giungere a questo obiettivo secondo un graduale programma di attuazione, con tempistiche e risultati intermedi ben definiti.
 
Il ritorno ad un meccanismo tariffario avrebbe inoltre altri immediati benefici: 
- eviterebbe alle Amministrazioni Comunali la gestione della riscossione (che tornerebbe in capo al soggetto affidatario del servizio rientrando all’interno dei PEF) ; 
- la gestione del contenzioso non avrebbe più carattere tributario; 
- consentirebbe di superare una volta per tutte l’annosa questione della ripartizione dei costi totali del servizio tra utenze domestiche e non domestiche, utilizzando criteri diversi di suddivisione tra la quota fissa e la quota variabile.
 
Nel documento si sottolinea inoltre come rimangano ancora aperti alcuni interrogativi sul costo del servizio: gli aumenti saranno sostanzialmente allineati all’Istat, oppure saranno significativi?
 
Il mondo delle imprese vede positivamente l’introduzione della tariffa puntuale, cioè il sistema che ‘misura’ la quantità dei rifiuti prodotti dai singoli cittadini ed imprese, quindi vengono espresse due ragionevoli aspettative:
- impostare un meccanismo volto a garantire, diversamente dai vecchi criteri di ripartizione forfettaria, una giusta e proporzionale partecipazione delle imprese alla copertura dei costi di un servizio pubblico che in realtà utilizzano per una minima parte (rispetto alla loro produzione complessiva di rifiuti);
- fermo restando il contributo sui costi fissi (stimabile nel 30% del totale) le imprese pagherebbero la quota variabile solo sui rifiuti effettivamente conferiti al servizio pubblico, con una conseguente aspettativa di diminuzione drastica dei costi.
 
Un’ultima osservazione, poi, è riservata al tema dell’assimilazione dei rifiuti, cioè l’impossibilità a smaltire nei normali ‘cassonetti’ quei prodotti che potrebbero esserlo per qualità, ma che non possono più esserlo a causa della quantità. 
 
L’esperienza ravennate del servizio dedicato per le imprese, in vigore fino al 2013, ha dimostrato come una maggiore assimilazione sia utile all’ambiente ed eviti alle aziende costi aggiuntivi, soprattutto burocratici.

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