Il Tavolo Provinciale delle Associazioni Imprenditoriali ha inviato una lettera aperta ai Sindaci dei Comuni della provincia di Ravenna nella quale dichiara la propria preoccupazione per i possibili aumenti, a carico del sistema imprenditoriale, fino al 100% con l’introduzione della nuova tassa rifiuti urbani (TARI).
La TARI è di fatto la Tares che l’anno scorso è stata applicata tutti i comuni della Regione Emilia Romagna, ad esclusione di quelli della nostra provincia. Questa scelta ha consentito per il 2013 il mantenimento della tariffa rifiuti e quindi aumenti, rispetto al 2011, inferiori all’indice Istat di svalutazione.
Prendendo in esame la bozza di Regolamento di applicazione di questo nuova tassa presentatoci dai Comuni della provincia di Ravenna e gli elementi tariffari in nostro possesso nel Comune di Ravenna, ad esempio, il sistema dell’impresa registrerà aumenti superiori anche del 50% (vedi tabella in formato PDF allegata, realizzata dal nostro settore fiscale).
Un 10% è dovuto al passaggio da Tariffa a Tassa, non consentendo più alle aziende, quindi, di detrarre l’Iva.
L’altra parte dell’aumento invece deriva principalmente dal fatto che i costi del servizio (per il Comune di Ravenna stimati in oltre 30 milioni di euro) tra utenze domestiche e utenze non domestiche sono ripartiti nelle seguenti proporzioni, 56,96% domestiche, 43,04% non domestiche.
Questa ripartizione non tiene conto di un dato di fatto: su 13 milioni di metri quadrati a ruolo solo 4 milioni sono quelli delle utenze non domestiche e quindi a Ravenna è previsto che il 30,7% (le imprese) contribuisca alla copertura dei costi per 43,03%, mentre il 69,3% (le civili abitazioni) contribuiscano solo per 56,96%.
Inoltre che una parte importante delle utenze non domestiche possono utilizzare solo parzialmente il servizio pubblico in quanto produttrici di rifiuti speciali a cui le stesse devono, a proprie spese, provvedere allo smaltimento.
Ci auguriamo che le nostre proiezioni siano smentite dai Comuni, che ancora non ci hanno dato nessuna ipotesi tariffaria. Se così non fosse credo che tutti capiscano che non è possibile caricare il nostro sistema imprenditoriale di aumenti cosi importanti e di avere quindi la consapevolezza di ridurre il costo complessivo del servizio o di rivedere la ripartizione dei costi tra utenze domestiche e non domestiche affinché si riduca la forbice che vede il 30% delle utenze contribuire per il 43% dei costi.