In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, che ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo, Confartigianato della provincia di Ravenna si stringe in un sincero e riconoscente augurio a tutte le Donne, ma ovviamente in particolare alle imprenditrici.
Come di consueto, fedele al proprio ruolo di rappresentanza, lo fa intervenendo sui temi di natura economica e sociale che ineriscono il mondo femminile, in questo caso diffondendo due recenti studi proprio sulle imprese femminili, il primo a livello regionale, il secondo di ambito nazionale. In entrambi i casi, purtroppo, sono ben rappresentate le preoccupazioni e le conseguenze dei due anni di pandemia e, più recentemente, delle tensioni internazionali.
IMPRESE FEMMINILI IN EMILIA ROMAGNA, CRESCONO LE DIFFICOLTÀ PER IL COMPARTO BENESSERE E MODA
Le imprese femminili sono state al centro di un focus particolare del sondaggio del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna. Nel 2021 molte di queste imprese non sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato pre crisi. La maggior presenza di artigianato capitanato da donne è nei settori più colpiti dalla crisi Covid-19, come quello del benessere e della moda.
QUI i risultati del Sondaggio Centro studi Confartigianato Emilia-Romagna focus imprese femminili inizio 2022
I motivi della crisi delle imprese femminili
La maggior fatica e il livello di complessità sempre maggiore che caratterizza il contesto in cui le imprese operano si riflette nell’elevata quota di imprese particolarmente incerte rispetto all’andamento futuro del mercato (72,6%>56,8% totale). La quota di coloro che hanno già recuperato quanto perso si attesta al 13,5%. Le imprese che pensano di essere in grado di recuperare entro la fine dell’anno in corso sono il 12,2%.
L’aumento dei prezzi e la guerra in Ucraina i motivi di maggior preoccupazione
Prima la pandemia, poi il rialzo insostenibile dei prezzi e ora la drammatica vicenda dell’Ucraina. Se ovviamente il primo pensiero va alla popolazione civile, che sta pagando più duramente l’insensatezza e la violenza della guerra, non è possibile sottovalutare il pesante risvolto economico di questa situazione, che va ben oltre gli incrementi dei prezzi, la scarsità ed i ritardi delle materie prime, i rischi di interruzione delle forniture di gas e petrolio. Per non parlare dei riflessi diretti per quelle aziende, manufatturiere e turistiche, che operano con e sul mercato russo.
Fatica e resilienza le parole chiave
Esaminando le centinaia di risposte ricevute dalle imprenditrici artigiane emiliano-romagnole associate a Confartigianato sono essenzialmente due le parole chiave che si colgono: fatica e resilienza.
Spesso le imprenditrici aderenti a
Confartigianato Donne Impresa ci raccontano che la fatica delle donne è sempre doppia: sul lavoro, per portare avanti l’azienda e poi nella cura della casa, della famiglia, dei propri cari, che nonostante i tanti passi avanti della nostra società, rimangono comunque tradizionalmente più legati al ruolo delle donne, in quanto mogli e madri. In un Paese, purtroppo, dove il livello dei servizi per i genitori che lavorano, dagli asili alle scuole, non è certamente a livello di altre nazioni più sviluppate in questo senso. Questa è la vera resilienza delle imprenditrici, donne combattive ed in grado di organizzarsi, di impegnarsi sempre di più sapendo di non potersi permettere debolezze.
CENTRO STUDI CONFARTIGIANATO NAZIONALE: l'Italia prima nell'Unione Europea per imprenditoria femminile. Incertezze e reattività delle imprenditrici a inizio 2022: i risultati di una survey
L’analisi degli ultimi dati del mercato del lavoro evidenzia un recupero nel corso dell’autunno dell’occupazione femminile che, nell’arco dei 23 mesi di pandemia, porta le occupate donne a gennaio 2022 su un livello inferiore dello 0,8% rispetto ai livelli pre-crisi di febbraio 2020, facendo meglio degli uomini (-1,0%). Il tasso di occupazione tra febbraio 2020 e gennaio 2022 sale di 0,2 punti, tutto dovuto alla componente femminile (+0,4 punti), mentre rimane stazionario quello maschile.
Nell’arco degli ultimi sei mesi il numero di occupati è salita dello 0,3%, combinazione di un aumento dello 0,6% delle donne occupate a fronte del sostanziale ristagno (+0,1%) rilevato per gli uomini.
Rimane in forte difficoltà il lavoro indipendente, su cui grava l’intero peso della crisi dell’occupazione, con una più marcata accentuazione per la componente femminile: sugli ultimi dati disponibili al terzo trimestre 2021 l’occupazione indipendente femminile scende del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, a fronte del calo del 6,1% della componente maschile. L’analisi dei dati dell’indagine dell’Istat sul fatturato dei servizi pubblicati la scorsa settimana evidenzia che a fronte del recupero (+0,5%) nel 2021 dei livelli pre-pandemia del 2019, alcuni settori sono in ritardo e quelli più marcati si registrano per i settori di ristorazione, alloggio, servizi viaggio (-31,6%) con la quota più elevata di imprenditoria femminile.
Italia 1° paese in UE per imprenditrici e lavoratrici autonome – L’Italia è più esposta alla crisi del lavoro indipendente: nel confronto europeo su dati Eurostat nel nostro Paese si contano 1,4 milioni di lavoratrici indipendenti, prima economia dell’Unione a 27 per imprenditoria femminile davanti a 1,2 milioni indipendenti donne della Francia e a 1,0 milioni di Germania e Spagna.
Il quadro territoriale dell’imprenditoria femminile – La complessa fase congiunturale in corso coinvolge, a fine 2021, 1.342.703 imprese a conduzione femminile che rappresentano il 22,1% del totale delle imprese, di cui 219.198 imprese artigiane femminili, che rappresentano il 17,0% del totale delle imprese artigiane ed il 16,3% delle imprese femminili.
Incertezze e reattività delle donne imprenditrici a inizio 2022: nonostante il 2021 sia stato l’anno della ripartenza le MPI e imprese artigiane femminili hanno registrato una variazione media dei ricavi, nel 2021 rispetto al 2019, negativa del -9,7%, più pesante rispetto al -8,8% totale. La dinamica determinata anche dalla più elevata presenza di donne in settori più colpiti dalla crisi Covid-19: moda e benessere.
Dall’indagine emergono anche i segnali di resilienza, fondati su una maggiore reattività: anche se più colpite dalle conseguenze della pandemia, le imprenditrici si dimostrano più combattive e pronte a reagire adottando una o più azioni di sviluppo, come dichiarato dal 61,2% di loro, quota superiore al 55% totale. Le azioni per ripartire maggiormente intraprese dalle donne sono: il miglioramento della qualità del personale attraverso la formazione o nuove assunzioni e il cambiamento dell’organizzazione interna all’impresa. La scelta ad indirizzarsi principalmente verso questi due ambiti di sviluppo da evidenza di come le imprenditrici donne intendono recuperare il terreno perso, con maggiore intensità rispetto agli uomini, partendo dalle persone.