News / Varie - martedì 11 mag 2010 | A cura dell'Ufficio Stampa
Ieri a Roma è nata 'R.ete. Imprese Italia' il nuovo soggetto di rappresentanza unitario del mondo delle PMI e dell’impresa diffusa promosso dalle cinque maggiori organizzazioni dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confesercenti, Casartigiani), che da oggi in poi saranno dunque riunite sotto un unico logo e un’unica Fondazione.
L'Assemblea che ha celebrato l'avvio di 'R.ete. Imprese Italia' si è svolta presso l’Auditorium Parco della Musica alla presenza dei Presidenti delle 5 Confederazioni: Giorgio Guerrini (Confartigianato), Ivan Malavasi (Cna), Giacomo Basso (Casartigiani), Carlo Sangalli (Confcommercio), Marco Venturi (Confesercenti).
Il primo 'portavoce' è Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che resterà al timone per sei mesi. Poi la guida passerà a un altro dei presidenti delle Organizzaioni.
Presidente della Fondazione, che ha il compito di laboratorio di analisi, ricerche, pensatoio, ufficio programma, è Giuseppe De Rita, presidente del Censis.
Ai tavoli istituzionali Rete Imprese Italia farà pesare la forza unitaria dell’alleanza delle organizzazioni di commercio, artigianato, servizi: oltre 2,3 milioni di imprese, 11 milioni di addetti, 95% del tessuto produttivo nazionale.
La rappresentanza di R.eTe.–Imprese Italia
Le 5 organizzazioni di categoria che costituiscono R.eTe.–Imprese Italia sono rappresentative delle imprese presenti nei settori dell’artigianato, commercio, turismo, servizi e delle piccole imprese del manifatturiero e delle costruzioni. Le imprese artigiane sono più di 1,4 milioni e occupano più di 3 milioni di addetti.
Si tratta di oltre 4,2 milioni di unità produttive che impiegano, 14,5 milioni di addetti, di cui 9 milioni sono lavoratori dipendenti.
L’area della rappresentanza potenziale copre il 94,7% del tessuto produttivo privato, al netto dell’agricoltura e dei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria.
Le imprese di R.eTe.–Imprese Italia producono circa il 60% del valore aggiunto italiano e impiegano il 58,5% di tutti gli occupati del Paese.
Storia del “Patto del Capranica”
Il “patto del Capranica” nasce il 30 ottobre del 2006 con una manifestazione unitaria (svoltasi a Roma nell’ex cinema Capranica) promossa da Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti in risposta ad alcune scelte operate, con la legge finanziaria, dal Governo Prodi. Scelte che si traducevano in un inasprimento della pressione fiscale e contributiva a carico delle Pmi e delle imprese dei servizi.
Da allora in avanti, si è sviluppato, tra queste cinque Organizzazioni, un processo di coordinamento informale, che ha portato ad esprimersi, con documenti e portavoce unitari, in tutte le principali sedi di confronto: dai tavoli di concertazione a Palazzo Chigi alle audizioni in sede parlamentare. Una nuova rappresentanza, unitaria, del mondo delle Pmi del nostro Paese che non annulla ovviamente storia ed identità delle Confederazioni che vi partecipano. Ma proprio la “lezione” fondamentale della crisi – cioè la rivalutazione delle ragioni dell’economia reale e, con essa, il riconoscimento crescente del ruolo centrale delle Pmi e delle imprese dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo come asse portante del sistema produttivo del nostro Paese – ha spinto le cinque Organizzazioni a fare un decisivo passo in avanti. Di strutturare, cioè, in maniera organizzativamente più compiuta questo coordinamento e, soprattutto, di farlo agire in maniera programmaticamente più impegnativa e propositiva. Per dare, nel sistema della concertazione, più voce e visibilità all’Italia dell’impresa diffusa che, anche in tempi di crisi, non intende tirare i remi in barca e che, soprattutto, è una risorsa fondamentale per rimettere in moto crescita e sviluppo, coesione sociale e coesione territoriale. Per questo, riconoscere le ragioni di questa Italia produttiva è una questione di responsabilità: nei confronti delle imprese e dei lavoratori, ma anche nei confronti degli interessi generali del Paese.
E la scelta di aprire una nuova fase nella storia del “patto del Capranica” vuole essere proprio la testimonianza di un’Italia che vuole far valere di più e meglio le ragioni di queste imprese - piccole, medie e grandi - e che vuole contribuire alla costruzione di un Paese migliore e più ambizioso.
Il Manifesto delle Imprese del Territorio
Il futuro del Paese è inscindibilmente legato alle piccole e medie imprese ed all’impresa diffusa, chiave di volta della sua competitività, struttura portante dell’economia reale e dei processi di sviluppo territoriale, luogo di integrazione e costruzione delle appartenenze.
Costruire le condizioni che consentano a queste imprese di esprimere compiutamente le loro potenzialità è una responsabilità condivisa: delle istituzioni e della politica, delle forze economiche e sociali. Una responsabilità che avvertiamo anzitutto come nostra: di chi pone al centro della propria missione di rappresentanza la relazione stretta tra imprese e territori.
Le imprese piccole e medie, l’impresa diffusa trovano nel mercato le ragioni più profonde del loro essere. Sono frutto di investimenti e di iniziativa privata, senza aiuti e sussidi, senza mercati protetti, senza monopoli e rendite di posizione. Sanno coniugare competizione ed efficienza insieme a prossimità e coesione sociale. Compongono un mondo che innova, produce ricchezza e occupazione, alimenta la connettività del tessuto sociale, accresce il patrimonio di saperi, di capacità, di operosità, di mestieri e di professionalità che appartiene alla storia del Paese. Esprimono valore sociale e sono insostituibile occasione di trasmissione e diffusione dei valori del lavoro, dell’inclusione, della solidarietà.
Hanno mostrato di sapersi misurare con i nuovi scenari competitivi. Hanno compiuto la transizione dal “lavorare per produrre” al “produrre per competere”. Hanno salde radici nel territorio e sanno esplorare il mondo. Sono le imprese che nascono dal territorio e lo disegnano. Fanno il made in Italy e lo valorizzano nel mercato globale. Si sono aperte alla contaminazione tra la produzione e il mondo dei servizi, dell’artigianato, del commercio, delle reti, del turismo. Agiscono in rete, si uniscono per competere, fanno squadra. Significano modernità e sistema-Paese. Significano futuro.
Si sono fatte portatrici di un nuovo modo di fare impresa non solo sul piano dello sviluppo economico, ma anche su quello della dinamica sociale, consolidando nel tempo il fondamentale impegno alle personali virtù del rischio, del lavoro duro e del merito.
Hanno retto l’urto della “grande crisi”, sviluppando percorsi differenziati e flessibili di risposta.
Sono di fronte al futuro ed ambiscono a costruirlo. Partecipano al mutamento dei codici di riferimento internazionali e nazionali, degli scenari con cui confrontarsi, fatti di rischi e opportunità. Sanno che sviluppo e crescita non sono assicurati in partenza, ma dipendono dalla qualità e forza delle scelte messe in campo, da nuove visioni, nuove prospettive, nuove modalità di azione. E da nuove forme di rappresentanza.
Rete Imprese Italia è la nuova rappresentanza delle piccole e medie imprese, dell’impresa diffusa, del “popolo del fare impresa”. Rete Imprese Italia nasce per dare voce comune e identità, visibilità, capacità di rappresentanza e rappresentazione a questo mondo. Rete Imprese Italia nasce per superare le logiche di rito della concertazione e per riequilibrare e ricomporre la rappresentanza delle imprese in un quadro che concretamente ne valorizzi l’apporto ai processi evolutivi del sistema-Paese. Rete Imprese Italia è un nuovo soggetto per l’interlocuzione con le istituzioni, la politica, le forze sociali.
L’Italia ha bisogno di una rotta, di una bussola, di un obiettivo, di un punto da cui partire, da cui ri-partire. Le imprese, e quelle legate al territorio in modo particolare, sono soggetti capaci di dare all’Italia vitalità collettiva, innovazione continuata, efficienza ed internazionalizzazione.
Per questo, Rete Imprese Italia ha un’ambizione: modernizzare la rappresentanza delle imprese per modernizzare l’economia e la società italiana. E’ una nostra responsabilità. E’ un’opportunità per il Paese.
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