'Pur apprezzando lo sforzo compiuto dal Governo per migliorare l’ISEE e pur condividendo le finalità di questo strumento, riteniamo siano due le grandi occasioni mancate dal Decreto: la difesa ‘di base’ della famiglia e il riconoscimento dell’anziano quale figura socialmente da difendere perché intrinsecamente debole e, al contempo, di inestimabile valore quando inserita nel contesto familiare'. È quanto dichiara il presidente dell’ANAP, Giampaolo Palazzi, a margine dell’approvazione del decreto di riforma dell'ISEE.
La legge, che entrerà in vigore dal prossimo gennaio, è finalizzata a rendere più corretta la misurazione della condizione economica delle famiglie e a migliorare l'equità nell'accesso delle prestazioni da parte dei cittadini, garantiti dal fatto che questa valutazione avverrà secondo criteri definiti univocamente su tutto il territorio nazionale.
Tra le principali novità della riforma: la considerazione di tutte le forme di reddito, comprese quelle fiscalmente esenti, delle caratteristiche dei nuclei con carichi gravosi, come le famiglie con 3 o più figli e quelle con persone con disabilità; un miglioramento della capacità selettiva dando un peso più adeguato alla componente patrimoniale; una differenziazione dell’indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta; la riduzione dell’area dell’autocertificazione, consentendo di rafforzare i controlli per ridurre le situazioni di accesso indebito alle prestazioni agevolate.
'Siamo d’accordo nella strutturazione che il Governo ha dato della nuova ISEE – afferma il presidente Palazzi – perché introduce la possibilità di calcolare l’ISEE anche in corso d’anno nel caso di variazioni del reddito corrente superiori al 25 %; la sottrazione, dalla nozione di reddito, degli assegni di mantenimento, del costo dell’abitazione e delle spese effettuate da persone con disabilità o non autosufficienti; infine, poiché vengono aumentate le franchigie per ogni figlio successivo al secondo. Di contro – continua – non possiamo accettare la scelta di riproporre quelle discriminazioni categoriali fra lavoratori dipendenti e autonomi che, invece, erano rimaste fuori dalla norma del 1998. Nel nuovo testo si prevede così una franchigia per redditi da lavoro dipendente, ma nessuna per il lavoratore autonomo. Sarà nostro dovere, come associazione di categoria – conclude Palazzi – svolgere un’azione capillare, di carattere politico-sindacale, principalmente a livello territoriale, al fine di apportare i necessari correttivi a tutela degli anziani e i pensionati'.