Il 2021 è stato l’anno del record nell’export del Made in Italy prodotto dalle imprese emiliano-romagnole, ma lo scoppio della guerra in Ucraina ha però accelerato la crisi energetica iniziata alla fine dello scorso anno, generando segnali recessivi che influenzano negativamente la competitività delle imprese e compromettono i buoni risultati conseguiti nelle esportazioni.
In particolare, nei settori a maggior concentrazione di Mpi, l’export emiliano-romagnolo lo scorso anno è salito a 17,7 miliardi di euro, raggiungendo il massimo storico degli ultimi 10 anni. Nonostante il pesante ritardo della moda, le esportazioni recuperano completamente quanto perso durante la crisi causata dalla pandemia, superando del +1,9% i livelli del 2019. La crescita del +10,4% nel 2021 rispetto al 2020 compensa il calo del 7,7% del 2020 rispetto all’anno precedente.
L’analisi delle vendite all’estero del comparto è proposta dall’Ufficio Studi: ‘Made in Italy nei settori di Mpi, tra pandemia e guerra in Ucraina’, dal quale è tratta la Nota dedicata all'export Made in Emilia-Romagna anno 2021 (file allegato a fondo apgina)
Gli effetti della guerra in Ucraina per l’export del Made in Italy
Il report di Confartigianato evidenzia che l’Italia è il terzo fornitore europeo di prodotti nei settori di Mpi nei mercati di Russia e Ucraina. L’Emilia-Romagna è la seconda regione, dopo la Lombardia, per valore dell’export di prodotti della Moda verso il mercato russo. A livello territoriale sono più esposte alle conseguenze del conflitto in corso Reggio Emilia, Rimini (7° posto) e Bologna (11° posto). Le conseguenze del conflitto in Crimea di otto anni fa hanno fatto sì che le vendite di prodotti Moda sul mercato russo si siano dimezzate. La guerra ha amplificato gli effetti negativi di alcune criticità manifestate nel corso del 2021 che stavano già compromettendo la ripresa della manifattura: la scarsità di materiali,l’allungamento dei tempi di consegna, l’aumento dei prezzi delle commodities e del costo del nolo di container, a cui si è affiancato il rallentamento dell’import cinese.
Per Davide Servadei, presidente regionale di Confartigianato, servono interventi strutturali e congiunturali, per sostenere imprese e famiglie
“Lo scoppio della guerra in Ucraina ha accelerato la crisi energetica iniziata nel 2021. Questo ha generato segnali recessivi che influenzano negativamente la competitività delle imprese e compromettono i buoni risultati conseguiti nel 2021, come nel caso delle esportazioni – ha detto Servadei -. Settori, come ad esempio la moda, già pesantemente segnati dalla pandemia, oggi stanno subendo un ulteriore gravissimo danno dalla guerra in Ucraina. Ora più che mai servono interventi sia di carattere strutturale, anche mettendo in campo risorse del Pnrr per alleggerire la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, e di carattere congiunturale per sostenere imprese e famiglie in questo difficile momento”.