News / Varie - mercoledì 30 ago 2023 alle 10:49 | A cura dell'Ufficio Stampa
Nel momento in cui il Governo si accinge a costruire la manovra economica, i più recenti dati sulla situazione congiunturale mostrano quanto sia necessario non dimenticare le ragioni dello sviluppo e le aspettative delle piccole imprese per misure e riforme che alimentino la fiducia e stimolino investimenti e occupazione. E' quanto affermato recentemente dal Presidente confederale Marco Granelli, commentando la recente analisi congiunturale dell'Ufficio Studi nazionale di Confartigianato su dati Banca d’Italia, Enit, Eurostat, Gme, Istat, Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, Terna, Unioncamere-Anpal, Unioncamere-InfoCamere e Upb.
Secondo le ultime stime di Eurostat, nel secondo trimestre del 2023 il PIL dell’Italia scende dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre in Eurozona sale dello 0,3%; su base annua il PIL in Italia sale dello 0,6%, in linea con la media dell’Eurozona. Nel secondo trimestre dell’anno, si rileva ‘crescita zero’ per la Germania, dopo due trimestri consecutivi in negativo (recessione tecnica). Secondo le stime di inizio agosto dell’UPB, nel 2023 il PIL aumenterebbe dell’1,0% quest’anno, sostenuto in particolare dalla domanda interna, che beneficia dell’incremento dell’occupazione e dell’allentamento dell’inflazione. Nel 2024 la dinamica del PIL sarebbe dell’1,1%, sorretta dagli investimenti del PNRR. Il sentiero evolutivo dell’economia italiana resta incerto ed è caratterizzato “dalla prevalenza di rischi al ribasso“.
A luglio l’inflazione prosegue il rallentamento, scendo al di sotto della soglia del 6% (+5,9%). Rallenta, inoltre, l’inflazione di fondo, che si attesta al +5,2%. In attenuazione, per il quinto mese consecutivo, anche la dinamica tendenziale del “carrello della spesa” – beni alimentari, per la cura della casa e della persona – scesa al +10,2%. In chiave territoriale – figure 5 e 6 del comunicato dell’Istat – a luglio si registrano diffuse tendenze alla decelerazione del trend dei prezzi. L’inflazione è più alta di quella nazionale in Liguria (+7,9%), Umbria (+6,7%), Toscana (+6,5%), Piemonte, Puglia e Sardegna (+6,4%) e Sicilia (+6,3%). Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluogo di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si rileva a Genova (+8,2%), Perugia (+6,9%), Messina (+6,8%) e Palermo (+6,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute dei prezzi si registrano a Potenza (+3,5%), a Trento e Catanzaro (+4,3%) e Reggio Calabria (+4,7%).
A luglio il trend dei prezzi dei carburanti è in discesa (-11,4%), calo in linea con la media europea (-11,1%) e più intenso rispetto a quelli di Francia (-10,7%) e Germania (-4,3%). A metà agosto i prezzi di gasolio e benzina tornano sui livelli di fine luglio 2022: qui le ultime tendenze dei prezzi. Secondo il bollettino della Commissione europea, al 21 agosto 2023 il prezzo della benzina alla pompa, comprese accise e Iva, in Italia è il 4° più elevato dell’Ue (4° posto anche per il gasolio), mentre il prezzo industriale, al netto della tassazione, è il 13° più elevato (19° posto per il gasolio). Le ultime rilevazioni in Ue del prezzo della benzina alla pompa e del prezzo industriale.
Ai primi di agosto Istat pubblica i primi risultati di un progetto sperimentale volto a fornire una stima – riferita al 2021 per prodotti alimentari, bevande, abbigliamento e calzature – degli indici spaziali dei prezzi al consumo a livello regionale, una misura sintetica del differenziale relativo dei prezzi esistente tra una regione e l’altra, informazione di grande utilità per valutare l’evoluzione del potere di acquisto a livello territoriale. Le regioni più costose sono l’Alto Adige (prezzi superiori del 5,3% rispetto al livello medio nazionale, la Lombardia (+5,0%) e la Liguria (+4,7%); tra le regioni meno costose, rispetto alla media nazionale, dopo la Campania (-9,5%), troviamo l’Abruzzo (-6,2%) e la Basilicata (-5,2%). La differenza nei livelli dei prezzi tra Campania (meno costosa) e Alto Adige (più costosa) è di 14,8 punti percentuali.
L’inflazione, generalmente dannosa, favorisce i debitori, Stato compreso. Nell’ultimo report di Banca d’Italia il debito pubblico a giugno 2023 ammonta a 2.843 miliardi di euro, salendo del 2,6% in dodici mesi mentre il PIL nominale delle ultime stime dalla Commissione europea nel 2023 risulta in salita del 7,2%, mantenendo in un sentiero di discesa il rapporto debito/PIL.
A luglio l’indice di fiducia delle imprese aumenta, recuperando dopo i cali dei due mesi precedenti. La crescita dell’indicatore è determinata dal comparto dei servizi e da quello delle costruzioni.
A giugno si rileva, per il secondo mese consecutivo, un incremento congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera. Nei primi sei mesi la produzione in Italia cumula un calo dell’1,9%, a fronte della tenuta (+0,2%) in Eurozona e un aumento dell’1,2% in Francia e Germania. La differente evoluzione dei costi energetici nella crisi esplosa un anno fa penalizza la competitività della produzione del made in Italy.
Sulle vendite del made in Italy nel mondo pesa l’indebolimento del ciclo economico internazionale. A giugno il valore dell’export segna un contenuto aumento sia su base mensile (+0,4%) che su base annua (+1,0%). Nei primi sei mesi del 2023 il valore dell’export sale del 4,1% a fronte di un aumento del 5,5% dei prezzi all’esportazione. In volume l’export scende dell’1,1% a giugno e del 2,9% nei primi sei mesi del 2023. Tra i maggiori mercati, nel primo semestre 2023 si osserva un aumento in valore dell’export in Spagna con +5,7%, Stati Uniti con +5,6%, Francia con +5,5% e Svizzera con +4,7%, mentre è in territorio negativo la Germania con -0,9%. Tra gli altri mercati, crescita a doppia cifra per Cina con +45,6% – aumento pressoché interamente determinato dal settore farmaceutico – Turchia con +13,1% e India con +12,2%; all’opposto le maggiori flessioni per Belgio (-10,7%) e Russia (-17,8%). La crescita prevista dall’Ocse per la Cina nel 2023 è del 5,4%: prima dello scoppio del Covid-19, bisogna tornare al 1990 per trovare un tasso di crescita più basso dell’economia cinese.
A giugno il consumo industriale di elettricità aumenta dello 0,2% rispetto a maggio e nei primi sei mesi dell’anno si riduce del 6,4%. Prosegue la discesa del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, che nei primi 28 giorni di agosto torna al di sotto dei livelli di agosto del 2021. Da segnalare l’inerzia dello shock energetico sul prezzo al consumo dell’elettricità che a luglio 2023, pur diminuendo del 3,4% su base annua, rimane superiore del 78,9% rispetto allo stesso mese di due anni prima.
Nei primi sei mesi del 2023 si osserva un calo del 16,5% dei consumi di gas, con una flessione del 13,8% delle importazioni, interamente determinato dal crollo (-76,5%) del flusso di gas dalla Russia. A giugno la quota dell’import di gas russo in ingresso dal Tarvisio crolla al 2,7%, è del 6,7% nei primi sei mesi del 2023 mentre era del 40,0% nel 2021. A luglio risultano in calo dell’1,0% i consumi industriali di gas.
L’ultima nota mensile dell’Istat indica che a maggio, il settore delle costruzioni ha registrato il secondo decremento consecutivo (-0,7% la variazione congiunturale dell’indice di produzione, a fronte del +0,2% dell’Eurozona. Su base trimestrale il calo è ancora più marcato: nella media marzo-maggio la produzione nelle costruzioni è diminuita del 2,3% rispetto ai tre mesi precedenti e l’indice destagionalizzato ha raggiunto i livelli più bassi da dicembre 2021. A giugno l’attività edilizia in Eurozona scende dell’1,0%.
A giugno si stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale dello 0,7% in volume e nei primi sei mesi dell’anno si consolida una flessione tendenziale del 3,7%. Un ulteriore indicatore del rallentamento della spesa per consumi è dato dall’aumento del gettito IVA del 3,0% nei primi sei mesi del 2023, ampiamente inferiore all’aumento dei prezzi al consumo dell’8,5% registrato nello stesso arco temporale.
Secondo Enit, ad agosto i passeggeri in arrivo negli aeroporti italiani salgono dell’1,1% rispetto ad agosto 2022.
A giugno 2023 si registra il settimo aumento consecutivo dell’occupazione, in salita di 82 mila unità rispetto al mese precedente. Rispetto a giugno 2022, gli occupati sono 385mila in più, per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti (+395mila, pari al +2,6%) e degli indipendenti (+31mila, pari al +0,6%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-42mila, pari al -1,4%). Le previsioni di assunzione delle imprese monitorate da Unioncamere-Anpal nel trimestre agosto-ottobre indicano una flessione dello 0,7% rispetto all’anno scorso, una frenata rispetto al +15,4% delle previsioni di luglio-settembre ‘23. Il 60,4% delle assunzioni sono nelle micro e piccole imprese. Sul fronte della domanda di lavoro, persiste una elevata difficoltà di reperimento del personale, come evidenziato dai dati del report di Confartigianato diffusi nei giorni scorsi.
In Italia il tasso di disoccupazione a giugno è sceso al 7,4%, a fronte del 5,9% della media Ue, risultando il quinto più elevato tra i 27 paesi dell’Unione dietro a Spagna, Grecia, Svezia e Lituania. Il tasso di persone in cerca di lavoro in Italia segna una diminuzione di 0,7 punti in 12 mesi, più ampia della riduzione di 0,4 punti in Francia (al 7,1% di giugno 2023 dal 7,4 di 12 mesi prima) e della costanza in Germania (3,0%). Per trovare un tasso di disoccupazione così basso in Italia bisogna tornare indietro di oltre 14 anni (aprile 2009).
A giugno i prestiti alle imprese scendono del 3,2%, intensificando il calo del 2,8% di maggio. A giugno il tasso di interesse sui nuovi prestiti alle imprese è salito al 5,04%, con un aumento di 359 punti base in un anno. Dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato emerge una dinamica del costo del credito per le imprese in Italia più marcata rispetto quella dell’Eurozona, mentre con il rientro dell’inflazione diventa possibile una pausa del caro tassi nelle prossime decisioni delle autorità monetarie europee . Nelle ultime quatto settimane si osserva un deprezzamento del cambio euro/dollaro, dopo un vigoroso apprezzamento dall’autunno del 2022, conseguente al maggiore orientamento restrittivo della Bce.
L’indebolimento congiunturale e la stretta monetaria influiscono sugli investimenti in attività imprenditoriali. Secondo i dati di Movimprese, nel secondo trimestre 2023 si registra un saldo positivo tra aperture e chiusure di imprese di 28.286 unità: il risultato, con l’eccezione dell’anno della pandemia, è il più basso dell’ultimo decennio.
Le prospettive del mercato immobiliare sono in marcato peggioramento, con riferimento sia al terzo trimestre 2023, nel quale prevalgono aspettative di riduzione dei prezzi di vendita, sia su un orizzonte biennale.
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