IL DECLASSAMENTO DELLA DOGANA DEL PORTO DI RAVENNA: UNA DECISIONE CHE MINACCIA IL TESSUTO PRODUTTIVO

News / Ufficio sindacale - martedì 28 gen 2025 alle 08:35 | A cura dell'Ufficio Stampa


Il Tavolo delle Associazioni imprenditoriali della Provincia di Ravenna ha chiesto al Ministero dell'Economia e delle Finanze di intervenire sulla decisione assunta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per la sede di Ravenna.

Le Associazioni d’impresa componenti il Tavolo provinciale di Ravenna ritengono che il declassamento della dogana del Porto di Ravenna sia una decisione che rischia di avere effetti devastanti sul tessuto produttivo dell’intero territorio. Ravenna è uno dei principali nodi logistici e commerciali del Paese, con un porto che si estende su acque internazionali e una grande capacità di supportare scambi economici vitali per numerosi settori. Con la scelta di ridurre la portata delle sue funzioni doganali, si mette in pericolo l'efficienza di uno degli snodi chiave del commercio e della logistica italiana.

In provincia di Ravenna, infatti, si trova il più grande polo distillatorio d’Italia, un settore che accerta un gravame d’accise superiore a cento volte quello di altri presidi in fascia più alta. Questa realtà produttiva, fondamentale non solo per la nostra regione ma per l’intero Paese, non può permettersi di vedere ridotto il proprio supporto logistico e doganale. L’efficienza nelle operazioni doganali è essenziale per mantenere la competitività di un comparto che contribuisce in maniera significativa al gettito fiscale nazionale.

I principali settori economici che dipendono da questo snodo portuale - come quello della manifattura, metallurgia, materiali da costruzione, dell'agroalimentare e della chimica - subiranno danni considerevoli. La perdita di operatività e velocità nella gestione delle merci rischia di rallentare tutta la catena produttiva, portando a un incremento dei costi e a un rallentamento dei tempi di consegna. Le imprese locali che operano a livello nazionale e internazionale potrebbero trovarsi di fronte a difficoltà insormontabili, mettendo a rischio posti di lavoro e rallentando lo sviluppo delle attività economiche in un periodo in cui l'economia italiana fatica a riprendersi da anni di crisi.

Il gettito complessivo derivante dalla riscossione supera i 2 miliardi di euro, un importo che pone Ravenna tra i principali centri economici del Paese, di gran lunga superiore ad altre realtà quali Pescara e Civitavecchia ai quali non possiamo essere paragonati. Non possiamo permettere che la nostra provincia venga messa in secondo piano, rischiando di perdere un’importante fetta di gettito fiscale e di comprometterne la stabilità economica.

Ma la provincia di Ravenna è anche un punto nevralgico per una varietà di operazioni doganali, che spaziano dal grano al petrolio. La complessità e la diversificazione di queste operazioni richiedono un sistema doganale altamente specializzato e funzionale, che con il declassamento rischia di venire meno.

Infine, non possiamo ignorare il tema cruciale della sicurezza nei controlli. La capacità di monitorare e controllare le merci in transito è fondamentale per garantire l’integrità delle operazioni commerciali e per proteggere la sicurezza nazionale. Un abbassamento del livello di operatività della dogana potrebbe compromettere la nostra capacità di gestire i flussi commerciali in modo sicuro ed efficace, esponendo il territorio a rischi di infiltrazioni illecite e a un abbassamento degli standard di controllo.

Il Tavolo delle Associazioni d’Impresa della Provincia di Ravenna ritiene sia assolutamente necessario che questa decisione venga riconsiderata. Ravenna, con il suo porto e le sue infrastrutture, è una risorsa fondamentale per l’Italia e per l’Europa. Rileva, altresì, le difficoltà e gli effetti negativi che questo provvedimento può portare alla Zona Logistica Semplificata appena istituita; un provvedimento oggettivamente penalizzante per il porto di Ravenna nei confronti degli altri scali italiani concorrenti.

Ora più che mai, è necessario fare un passo indietro e trovare soluzioni alternative che possano salvaguardare la competitività del porto di Ravenna, senza compromettere il futuro economico di una regione e di un intero Paese.


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