News / Ufficio sindacale - venerdì 07 dic 2012 | A cura dell'Ufficio Stampa
Abbiamo intitolato 'Quelli delle aree artigianali' una rilevazione che mette in evidenza le difficoltà delle imprese in questo momento di grave crisi economica.
Promuovere il mondo della piccola e media impresa che sta vivendo un momento di grande difficoltà. Questa è la motivazione che ci ha animato a chiedere 'come va' alle nostre imprese associate collocate nelle aree artigianali, tramite l’invio di un questionario e la successiva elaborazione dei dati ricevuti. Da qui è scaturita l’indagine che abbiamo chiamato “Quelli delle aree artigianali”, prendendo in esame alcuni parametri aziendali quali: fatturato, ordini, personale dipendente, esportazioni, tempistiche di pagamenti, investimenti ed, infine, le imposte locali.
Il 50% delle imprese intervistate ha tra 10 e 19 addetti (il 31% fino a 9 addetti e il 18,2% oltre i 19 addetti).
Nel 2012, rispetto il 2011 il 66.7% delle imprese intervistate, dichiara una diminuzione di fatturato e ordini mediamente del 25%, ma con punte che arrivano fino al 70%. Il 26% dichiara invece un aumento del fatturato e degli ordini con punte fino al 30%. Il rimanente 6,7% non registrano nessuna variazione.
Le previsioni per l’anno prossimo per il 46,7% prevedono un’altra diminuzione del fatturato e degli ordini; il 33,3% delle imprese invece prevede un andamento analogo a quello 2012 e solamente 20% prevede di migliorare le proprie performance del 2012.
Quest’anno il 30% delle imprese dichiara di aver licenziato personale, analoga percentuale d’imprese dichiara di aver utilizzato gli ammortizzatori sociali e un 26% ha fatto delle assunzioni. Per il prossimo anno le previsioni sono purtroppo ancora più negative proprio perché nessuna impresa pensa di assumere e rimangono in sostanza inalterate le percentuali riguardanti le previsioni dei licenziamenti e delle casse integrazioni.
In tema di esportazioni solo il 27,2% delle imprese intervistate ha rapporti commerciali con l’estero che mediamente interessano il 15% del fatturato con punte che arrivano al 40%. Per il 2013 il 70% delle imprese che effettuano esportazioni prevede di incrementare la propria quota.
Il 95% degli intervistati ha registrato nel 2012 un aumento dei ritardi dei pagamenti mediamente del 25%.
Solo un’impresa dichiara di avere una modalità di pagamento a 30 giorni. Tutte le altre imprese utilizzano come modalità di pagamento quella a 60 giorni che però interessa solo il 30% del fatturato. Il 70% delle imprese ha come scadenza di pagamento i 90 e 120 giorni, modalità che interessano mediamente il 30% e 20% del fatturato Aziendale. Un terzo degli intervistati si è dovuto adattare a ricevere pagamenti a 180 giorni, una modalità che sta interessando il 15% del fatturato aziendale.
Sul piano degli investimenti si evidenzia che negli ultimi tre anni solo il 70% delle imprese abbia fatto investimenti utilizzando per il 30% il credito ordinario o le leggi d’incentivo, il rimanente 70% tramite i Consorzi Fidi o Leasing.
L’indagine ha anche preso in esame “quanto costerà” ad un impresa media collocata nelle aree artigianali l’IMU. Nel Comune di Ravenna l’incremento sarà del 93%. Nella tabella riportara come immagine abbiamo evidenziato gli incrementi per tutti i Comuni della provincia riferiti ad un capannone-tipo.
Nelle varie e-mail che hanno accompagnato l’adesione alla nostra indagine, gli imprenditori hanno espresso delle loro considerazioni. Riportiamo qui di seguito una di queste valutazioni nella quale si evince la volontà che ci ha messo e che ci mettono gli imprenditori, “quelli delle aree artigianali” per contrastare questa durissima crisi: “...gli ultimi anni hanno generato nella società una PAURA generalizzata che tende a bloccarci e impedirci di guardare al domani. C'è paura degli immigrati, della concorrenza low cost, del posto di lavoro.
Per questo motivo penso che accanto al 'grido di dolore' sia importante lanciare un messaggio di coraggio, di riscossa che non deve partire da un improbabile aiuto dallo Stato o dal Pubblico, ma deve nascere all'interno delle imprese stesse, che devono aprire le proprie porte e le proprie visioni, far vedere a chiunque le proprie capacità. Quindi presentare 'il grido di dolore' insieme a una presa di coscienza del nostro valore e delle nostre attitudini che è il vero capitale da spendere per uscire da questa situazione”.
Per Riccardo Caroli, Presidente Provinciale di Confartigianato: "la profondità della crisi economica e finanziaria globale che ha innescato un deciso raffreddamento dei consumi, la caduta degli ordinativi, la dilatazione dei tempi di pagamento e la rarefazione del credito, sta causando conseguenze veramente pesanti sulla stabilità delle aziende, sui livelli occupazionali e sulla possibilità di creare reddito e ricchezza diffusi, anche nella nostra provincia. Il 2012 è stato un anno molto difficile, e non nascondo forti preoccupazioni anche per i prossimi dodici mesi.
In questo scenario le aziende artigiane e le piccole e medie imprese stanno cercando di resistere soprattutto per non disperdere quello che spesso è il loro principale 'capitale': il proprio personale, che con la conoscenza, la professionalità e l'esperienza di sempre potranno loro permettere di riagganciare la ripresa.
E, visto che nel territorio della nostra provincia, queste piccole imprese rappresentano il 97,5% del totale delle aziende non agricole, dando lavoro ad oltre il 60% degli occupati, e ci sono oltre 6 aziende artigiane ogni 100 famiglie, questo dato credo sia un punto fermo positivo che possa darci un segnale di speranza per il futuro.
Le imprese hanno però bisogno che nei prossimi mesi anche le Istituzioni e gli Enti Locali le aiutino ad essere maggiormente competitivi: non con aiuti finanziari o elargizioni, ma contenendo il carico che oggi sopportano le imprese in termini di imposte e tariffe locali, semplificando ed alleggerendo il carico burocratico ed autorizzativo, velocizzando i tempi della Giustizia civile e fallimentare, Creando le condizioni, inoltre, affinchè il sistema creditizio torni alla sua funzione primaria, cioè quella di fare da volano all'economia.
Le Istituzioni in particolare devono prendere atto che il tessuto di imprese artigiane va visto come un unico grande organismo imprenditoriale, e deve godere della medesima considerazione di cui gode la grande industria. E’ necessario andare oltre la risonanza che i media danno ai casi eclatanti e preoccuparsi anche della “grande industria artigiana” che con le migliaia di piccole imprese di cui è composta, ha sostenuto e sostiene, oggi con estrema fatica, l’economia italiana".
Nel file allegato i risultati della ricerca
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