LETTERA AL COMUNE DI RAVENNA: LA PRESSIONE FISCALE LOCALE VA RIDOTTA!

News / Ufficio sindacale - venerdì 12 apr 2013 | A cura dell'Ufficio Stampa


Nei giorni scorsi le Associazioni dell'Artigianato e del Commercio hanno inviato al Sindaco, Vice Sindaco e Assessori competenti del Comune di Ravenna, nonchè ai capigruppo consiliari, una lettera nella quale si evidenza come lo stato attuale dell'economia renda impensabile che sia mantenuto e addirittura aumentato l'attuale livello di pressione fiscale locale.


All'Amministrazione Comunale viene quindi chiesto di avere consapevolezza e consequenzialità di azioni, pena un ulteriore impoverimento economico e sociale del nostro Comune.

Questo il testo dell'appello:

 

Ravenna, 11 aprile 2013


- Al Sindaco del Comune di Ravenna
- Al Vice Sindaco del Comune di Ravenna
- All’Assessore al Bilancio del Comune di Ravenna
- All’Assessore dell’Artigianato del Comune di Ravenna
- All’Assessore dell’Ambiente del Comune di Ravenna
- A tutti i Capi Gruppo Consiliari del Comune di Ravenna

Oggetto: Tassazione e Bilancio Comunale 2013

Nel corso dell’incontro di lunedì 18 marzo u.s., con il quale è stato aperto dall’Amministrazione Comunale un primo momento di confronto con le Associazioni di Categoria sul tema Bilancio Comunale 2013 – fiscalità locale, abbiamo avuto modo di informare il Comune di Ravenna che a invarianza di aliquote o percentuali di ripartizione dei costi, il sistema della piccola e media impresa di questo Comune subirà, tra Imu e TARES, aumenti nel 2013, raffrontati al 2011, superiori al 100%.

Per maggiore comprensione alleghiamo copia del materiale inerente la realtà comunale che abbiamo già avuto modo di distribuire come tavolo provinciale dell’imprenditoria all’incontro organizzato recentemente dalla Provincia di Ravenna.

Nelle condizioni straordinarie di crisi e recessione attuali anche il Bilancio del Comune deve tenere conto del contesto in cui siamo, tanto più a fronte delle numerose chiusure aziendali e di cui abbiamo dato conto anche nei giorni scorsi.

È impensabile per questo che sia mantenuto e addirittura aumentato il livello di pressione fiscale locale attuale. Di questo occorre avere consapevolezza e consequenzialità di azioni, pena un ulteriore impoverimento economico e sociale del territorio.

Con questa nota non vogliamo limitarci alla trasmissione della sopracitata documentazione, ma anche porre l’accento sul fatto che, nello studio allegato, non è stato tenuto conto del disposto di legge che prevede per il 2013 l’aumento, per la categoria catastale D (ad esclusione della categoria D5) del moltiplicatore delle rendite catastali, che passa quindi da 60 a 65.
A invarianza di aliquota, quindi, le aziende proprietarie di questi stabili (per intenderci gli immobili delle imprese) vedranno l’IMU del 2013 aumentare dell’8,3%. Inoltre, pur consapevoli che da quest’anno l’IMU di questa categoria catastale sarà per la sua aliquota base (7,6 per mille) a favore dello Stato, analizzando i dati forniti dall’Amministrazione Comunale, per il restante 3 per mille, ad appannaggio del Comune ci sarebbe un ulteriore entrata valutabile di oltre 600 mila euro.

Quest’ulteriore entrata, tutta a carico del sistema produttivo, rafforza la nostra convinzione che le attuali difficoltà degli Enti Locali a far quadrare i conti dei propri bilanci, non possono ricadere solamente sulle aziende.

Nelle condizioni attuali a nostro avviso le voci di Bilancio e soprattutto di spesa vanno verificate alla luce della loro compatibilità e sostenibilità. Se la situazione è straordinaria anche le risposte devono avere questa caratteristica, nell’ambito delle proprie competenze e condizioni.

Ci sono costi e spese che ieri potevano essere sostenute e che oggi vanno invece verificate. In questa direzione sarebbe utile da subito (e lo sosteniamo da tempo) l’allentamento del patto di stabilità per liberare risorse e investimenti. Analogamente vanno verificate le stesse partecipazioni del Comune, come le convenzioni in essere senza chiusure aprioristiche e pregiudiziali.
 
Il mantenimento dell’attuale importante livello di welfare, gli investimenti sulla cultura e sulle attività teatrali, non possono essere garantiti quasi esclusivamente dalle entrate tributarie versate dal sistema imprenditoriale del nostro comune, com’è già successo nel 2012.

Oltre a ciò, nell’applicare la TARES, la nuova tassa che sostituisce l’attuale tariffa rifiuti, diventa imprescindibile rivedere le quote dei costi a carico dell’impresa. Se da un lato è necessaria in merito una diversa regolamentazione, se non si andrà ad una più equa ripartizione dell’intero costo del servizio raccolta e smaltimento rifiuti, con una modifica della percentuale a carico delle utenze non domestiche, le imprese registreranno aumenti superiori al 30% rispetto al 2012.

L’attuale gravissima crisi non consente più che i detentori del 30% delle aree ove si producono rifiuti, corrispondano più del 42% dei costi complessivi per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti.

Anche l’eventuale e auspicata modifica della partenza della TARES non sposta il problema generale che poniamo nuovamente oggi con forza a fronte della pesante e inedita situazione di difficoltà.

Crisi che può essere sintetizzata dai dati che sono stati pubblicati pochi giorni fa oltre che da noi anche dai Servizi per l’Impiego della Provincia di Ravenna.

L’aumento delle persone in stato di disoccupazione (nell’ultimo triennio sono aumentate del 21%) che ha superato la soglia delle 33.000 unità, delle persone iscritte nelle liste di mobilità che sono aumentate nell’ultimo triennio del 25% e del numero di ore di cassa integrazione che nel 2012, rispetto al 2011, vede un incremento del 9%.

Nonostante ciò, a dimostrazione che il mondo della piccola e media impresa non si sottrae al proprio carico di responsabilità, pur in un momento così difficile, sottolineiamo come sia in atto uno sforzo straordinario per far fronte alla carenza di lavoro e di commesse.
 
L’impegno che il Comune di Ravenna oggi ci chiede non è però più sostenibile. Non ce la facciamo, non ce la possiamo fare perché le aziende sono allo stremo.
Confidiamo che quanto scritto non sia letto come “la solita lamentela” delle piccole e medie imprese che molti paragonano come le solite “lacrime di coccodrillo”; perchè non è così. La dichiarata attenzione si deve tramutare in quest’attuale contesto in atti concreti a favore del contenimento della pressione fiscale e tariffaria locale prevista per le imprese.

Oltre al sostegno ai Consorzi Fidi che restano uno strumento fondamentale per le imprese, tra gli obiettivi principali del Bilancio a nostro avviso si impone la scelta politica di fondo della riduzione della pressione fiscale alle imprese, come segnale concreto e forte per la tenuta del nostro tessuto economico e produttivo.

Questa resta il discrimine della volontà o meno di tenere in considerazione davvero il momento che vivono le imprese e del come puntare o meno a sostenerle pur nelle condizioni date/imposte ai Comuni dalle politiche rigoristiche del Governo, politiche che peraltro non abbiamo condiviso.

Le aspettative sono forti e anche urgenti e auspichiamo per questo una risposta politica e di governo locale diversa da quella annunciata alla prima riunione sul Bilancio del 18 u.s.

Diversamente, il nostro giudizio e comportamento dovrà trarne le conseguenze.

Cordiali saluti.

I Presidenti Comunali delle Associazioni
Confcommercio Confesercenti Confartigianato CNA
Graziano Parenti Gianluca Gasperoni Roberta Pari Andrea Dalmonte


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