News / Ufficio sindacale - lunedì 24 ago 2020 | A cura dell'Ufficio Stampa
#SIAMOTUTTIITALIANI-MASCHERINE TRICOLORI
È una mostra fotografica da un progetto della stilista Cristina Rocca e del fotoreporter Giampiero Corelli che si terrà dal 1 al 20 settembre a Ravenna presso Palazzo Rasponi (Piazza kennedy).
Il progetto #siamotuttitaliani nasce da un incontro e da un bisogno: l’incontro è quello tra Giampiero Corelli, fotoreporter, e Cristina Rocca, stilista, il bisogno è quello di entrambi di reagire al terremoto che a fine febbraio ha travolto l’intero Paese, il Covid-19. Se per un fotoreporter documentare è parte del proprio DNA, un istinto, per Cristina Rocca reagire al dolore, alla sofferenza, all’estraniazione è stato ugualmente istintivo e impellente. Così, dopo le prime settimane di disorientamento e dopo l’obbligo di chiudere la propria attività, si è fatta strada nella stilista l’idea delle mascherine tricolore prodotte nel suo laboratorio, quello dove abitualmente vengono confezionati abiti di alta moda. Mascherine che sono state donate ad associazioni di volontariato e anche a singoli. Questa mostra, ‘un piccolo segno di quello che è stato, di quello che abbiamo vissuto’, così la definisce Giampiero Corelli, raccoglie una serie di scatti realizzati in una Ravenna deserta e spaesata tra marzo e aprile. Sono uomini e donne incontrati casualmente per strada, persone conosciute, medici, infermieri, suore, sacerdoti, uomini e donne, italiani e stranieri. Tutti con la mascherina tricolore. Perché quel #siamotuttitaliani, osserva Giampiero Corelli, ‘non racconta un’identità geografica, men che meno politica, racconta piuttosto un senso di appartenenza, la capacità di reagire, di essere solidali, di rimanere umani anche nella difficoltà più grande. Lo stesso per Cristina Rocca: ‘La mia identità italiana non era mai stata un elemento sul quale avessi fatto particolari riflessioni, perché mi sono sempre sentita po’ cittadina del mondo. Ma nel momento in cui assumeva un’accezione così negativa, a seguito di un virus diventato improvvisamente solo italiano, la scoprivo scritta nel mio DNA. Più venivamo isolati più sentivo il valore della nostra identità nell’accoglienza delle altre identità nazionali, in particolar modo in un mondo oramai globalizzato’.
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