News / Ufficio sindacale - venerdì 05 ago 2011 | A cura dell'Ufficio Stampa
Ieri a Palazzo Chigi si è svolto l’incontro tra il Governo e le parti sociali sulla crisi economica. L’incontro era stato sollecitato la scorsa settimana da 20 sigle imprenditoriali e sindacali - Abi, Alleanza Cooperative Italiane (Confcooperative, Lega Cooperative, Agci), Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti), Ugl, Uil - per individuare misure urgenti finalizzate a rilanciare lo sviluppo. Per Confartigianato ha partecipato alla riunione il Segretario Generale Cesare Fumagalli.
I rappresentanti delle parti sociali hanno illustrato al Governo un documento di proposte, articolato in sei punti, per consolidare la stabilità dei conti pubblici e promuovere la crescita.
E' stata una “discussione approfondita, responsabile e dettata dall'obiettivo di arrivare a un patto di stabilità, crescita e coesione sociale assolutamente entro settembre”. Lo ha detto il Presidente Silvio Berlusconi, al termine dell' incontro con le parti sociali.
Le parti sociali hanno presentato lo stesso documento di proposte anche ai rappresentanti delle opposizioni, nel corso di un incontro svoltosi successivamente alla riunione con l’Esecutivo. Alla riunione hanno partecipato oltre al segretario Pd, Pier Luigi Bersani, e al leder dell' Udc, Pier Ferdinando Casini, anche Antonio Di Pietro (Idv), Italo Bocchino (Fli), Francesco Rutelli (Api).
Le parti sociali hanno preso atto della disponibilità del Governo e delle opposizioni a confrontarsi per affrontare le proposte presentate. In questo quadro, segnalano la necessità che vi sia piena consapevolezza da parte di tutti della serietà della situazione italiana. Di conseguenza, ribadiscono l'urgenza di attuare fin dai prossimi giorni i provvedimenti necessari per far rientrare le tensioni sui mercati finanziari.
Le parti sociali, nel proseguire il lavoro comune, si incontreranno nuovamente la prossima settimana, per un esame costante degli sviluppi della situazione economica e finanziaria.
“Lavorare per la crescita. Assicurare lo sviluppo. Riaccendere il più rapidamente possibile i motori al sistema economico del Paese. Con questa premessa Confartigianato ha condiviso, con le altre associazioni d’impresa e con i sindacati, il documento illustrato e consegnato oggi al Governo e alle forze politiche di opposizione”. Lo ha dichiarato, al termine dei due incontri, Ivan Malavasi, presidente di turno di Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), per il quale “è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e di procedere a tappe forzate. Le prossime settimane dovranno essere scandite da una agenda costantemente condivisa fra Governo e parti sociali sulle iniziative da mettere in campo con serietà e con responsabilità da parte di tutti”. “Siamo in una situazione di emergenza. Lo vediamo ogni giorno dalle reazioni dei mercati finanziari. Il nostro debito pubblico è sotto attacco. Dobbiamo rispondere subito. Dobbiamo far capire a tutti gli osservatori che la nostra volontà, la volontà di tutto il Paese, è solida e compatta”.
“Il documento condiviso dalle grandi associazioni di imprese e dai grandi sindacati è chiarissimo nelle proposte e nell’indicare le priorità. Ci sarà parecchio da lavorare, anche ad agosto, se vogliamo arrivare a settembre con fatti concreti in campo”.
Le proposte delle parti sociali
La tempesta che stiamo attraversando è connessa a fragilità intrinseche di un’Unione Europea che è ancora carente sotto il profilo politico e degli assetti istituzionali.
L’accordo raggiunto il 21 luglio scorso dal Consiglio europeo non è sufficiente. I mercati ci hanno detto che non basta.
Comprendiamo che è difficile convincere gli altri Paesi a fare di più, ma riteniamo che questo sia assolutamente necessario.
Occorre, pertanto, promuovere da parte del Governo italiano un’immediata azione verso i governi e le istituzioni europee affinché l’Unione riprenda vigore e capacità d’iniziativa.
Questo contribuirebbe a ridurre la pressione sui titoli italiani.
Il momento è grave. Va affrontato con la massima determinazione senza cercare scuse o scappatoie. Sappiamo tutti che la crisi ha in ampia misura origini internazionali.
Ma spetta a noi e solo a noi italiani fare tutto il possibile per il nostro Paese.
La politica di bilancio resta il cuore dei nostri problemi. Le turbolenze di questi giorni dimostrano senza alcun dubbio che i mercati non hanno fiducia nell’impegno dell’Italia a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014. Evidentemente occorre fare di più.
L’eliminazione di ogni dubbio circa la solidità di lungo periodo dei nostri conti pubblici è un obbligo ineludibile di fronte al quale oggi ci troviamo.
Ma la solidità dei conti pubblici va accompagnata e rafforzata con misure per la crescita dell’economia. Sono anni che tutti noi chiediamo misure per la crescita. Sono anni che chiediamo meccanismi per sbloccare gli investimenti pubblici e privati. Sono anni che chiediamo di modernizzare la pubblica amministrazione per lasciare più spazio all’iniziativa imprenditoriale e al mercato e di ridurre i confini dello Stato. Sono anni che chiediamo misure vere di liberalizzazione per eliminare posizioni di rendita e restituire efficienza ai servizi.
Ora siamo a un bivio. Occorre un drastico programma per rilanciare la crescita. Un programma da attuare subito.
Per parte nostra, siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità che la situazione richiede. Ma è il governo che deve prendere in mano il timone della politica economica e assumersi l’onere e la responsabilità di farci uscire da questa situazione.
Occorre un confronto continuo e serrato con le parti sociali e anche con l’opposizione. Nei passaggi decisivi, come quelli che attraversiamo, le grandi scelte devono essere sostenute dalla larga corresponsabilità e condivisione delle forze politiche e sociali. Tali scelte devono consentire di imprimere all’Italia un nuovo slancio per l’orizzonte di più legislature.
La gravità del momento non consente pause. Noi siamo a disposizione nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Riteniamo che il Consiglio dei Ministri debba assumere decisioni rapidamente e sottoporle al Parlamento senza soluzioni di continuità.
Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia de mercati fino a settembre.
Il confronto non può esaurirsi in un incontro. Ma l’incontro di oggi non può esaurirsi in un avvio.
Da parte nostra indichiamo le priorità sulle quali operare immediatamente.
1. Pareggio di bilancio nel 2014.
A questo obiettivo occorre dare credibilità. È questa una condizione essenziale per il ritorno alla normalità nei mercati finanziari.
Pareggio di bilancio come obbligo costituzionale. Era questo peraltro uno degli impegni assunti dal Governo nel PNR. Che fine ha fatto?
Per quanto riguarda la proposta di azzeramento del fabbisogno nell’ultima parte del 2011 osserviamo che questa rischia di scaricare maggiori oneri sul 2012. Noi, invece, riteniamo che si debbano prendere provvedimenti strutturali capaci di incidere sulle tendenze di fondo della spesa pubblica. Guardando alla struttura della spesa pubblica è evidente che non si può prescindere da interventi per aumentare la produttività del pubblico impiego e per modernizzare il sistema di welfare.
2. Costi della Politica.
È un punto essenziale. Non è possibile chiedere sacrifici agli italiani senza contemporaneamente procedere a tagli effettivi e credibili a tali costi.
Anticipare da subito le riduzioni contenute nella manovra. Non c’è bisogno di fare una Commissione per valutare i tagli da fare in relazione agli standard europei. Fare una commissione significa solo rinviare.
Ridurre i costi delle assemblee elettive e degli organi dello Stato.
Abolire le Provincie.
Accorpare o consorziare i piccoli comuni.
3. Liberalizzazioni e privatizzazioni.
Occorre un grande piano di privatizzazioni e liberalizzazioni da avviare subito.
Affrontare con decisione i temi essenziali della regolazione e dell’apertura dei mercati.
Intervenire nell’immediato su alcune delle situazioni critiche segnalate dall’Antitrust e procedere alla liberalizzazione delle professioni.
Avviare la dismissione e la valorizzazione del patrimonio pubblico, con un piano articolato negli anni.
Incentivare gli enti locali a dismettere patrimoni immobiliari e società di servizi consentendo loro di utilizzarne i proventi per spese d’investimento superando gli attuali vincoli del Patto di Stabilità.
4. Sbloccare gli investimenti.
Sbloccare con misure eccezionali le opere già finanziate con risorse pubbliche e private. Rimuovere gli ostacoli normativi alla realizzazione delle opere con particolare riguardo alla logistica e all’energia.
Utilizzare, con il necessario cofinanziamento nazionale, i fondi europei per il Mezzogiorno a partire da quelli dell’anno in corso. Perdere questi fondi sarebbe inaccettabile.
Modificare il titolo V della Costituzione per recuperare a livelli appropriati la strategia delle grandi reti ed evitare sovrapposizioni di competenze.
5. Semplificazioni e Pubblica Amministrazione.
Approvare rapidamente i provvedimenti di semplificazione all’esame del Parlamento.
Non è più rinviabile la riforma strutturale della Pubblica Amministrazione che permetta un recupero di produttività e consenta di risolvere situazioni di crisi utilizzando strumenti analoghi a quelli del settore privato.
Accelerare l’utilizzo di nuove tecnologie nella PA, per accrescere la produttività e contrastare l’evasione anche potenziando la fatturazione elettronica e riducendo l’uso contante.
Al tempo stesso vanno evitate misure di vera e propria oppressione fiscale nei confronti dei contribuenti.
6. Mercato del lavoro.
Alla luce delle gravi difficoltà del Paese le parti sociali proseguiranno l’impegno per modernizzare le relazioni sindacali.
Vorremmo infine ricordare che, pur in una situazione difficilissima, le imprese e le banche italiane stanno dando un grande contributo all’economia del Paese. Sappiamo che le imprese devono crescere e recuperare produttività.
Attuare un piano straordinario di lotta all’evasione fiscale e contributiva utilizzando i proventi per ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro.
Detassare in via strutturale i premi di risultato.
Incentivare la crescita dimensionale e la patrimonializzazione (ACE).
Avviare un piano di riduzione progressiva dei pagamenti ritardati alle imprese in vista dell’applicazione della direttiva comunitaria.
Attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all’estero delle imprese italiane.
Definire un piano energetico per la green economy con una visione al 2020, operando principalmente attraverso la fissazione di standard.
Sostenere i processi di ricerca e innovazione delle imprese cominciando con il rendere immediatamente operativo il credito d’imposta previsto dal DL Sviluppo.
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